Si è svolto lo scorso 15 aprile il secondo seminario di restituzione delle proposte emerse durante la I Conferenza regionale della famiglia del novembre 2018, dedicato in particolare al tema del lavoro abilitante, quale leva di supporto per la crescita, lo sviluppo e il benessere sociale.
È stata Francesca Venuleo, funzionaria della Sezione Promozione della Salute e del Benessere, a presentare le criticità e i contributi raccolti durante il percorso partecipato che porterà alla redazione del Piano regionale sulla famiglia.
I punti cardine su cui ci si è soffermati sono stati una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro; l’attenzione alla formazione professionale e l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
Perché, come è stato più volte ripetuto nel corso degli incontri, le politiche familiari non devono interessare solo il Welfare; esse attraversano temi trasversali in cui tutti i settori dell’istituzione devono essere coinvolti.
E se negli ultimi anni la Regione Puglia ha erogato buoni servizio ai minori per oltre 81 milioni di euro, è unanime la richiesta di dare continuità e solidità a questa misura, con una dotazione che riguardi anche i servizi per il tempo libero. A ciò va aggiunta una sburocratizzazione delle pratiche per l’accesso ai buoni e una semplificazione delle stesse.
È stata segnalata, inoltre, una non adeguata (o non abbastanza qualificata) presenza sul territorio di servizi di cura, motivo per cui se ne chiede il potenziamento e l’implementazione.
Il percorso verso un lavoro abilitante passa anche – e soprattutto – dalla conciliazione, che non deve riguardare solo le donne, ma l’intero nucleo familiare. È necessario che servizi fondamentali come gli asili nido abbiano orari di apertura flessibili per venire incontro alle esigenze delle mamme e dei papà; che si implementi il tempo pieno nelle scuole pubbliche; che si incentivino idee innovative come gli asili di condominio e si agevoli la mobilità, specie tra piccoli comuni, per il raggiungimento dei servizi di cura disponibili.
Fondamentale il ruolo delle imprese per le politiche di conciliazione, che vanno promosse e applicate attraverso la flessibilità oraria e il welfare aziendale; importante anche il ruolo degli enti pubblici , che potrebbero inserire nei bandi e nelle gare d’appalto elementi premianti per le realtà imprenditoriali family friendly.
È stata poi evidenziata la mancanza di tutele per la maternità delle lavoratrici, spesso costrette a firmare dimissioni in bianco in caso di gravidanza. Inoltre, persistono ancora notevoli differenze di genere in merito alla disoccupazione ed eccessivi gap salariali.
Importante sarebbe recuperare progetti regionali finalizzati alla qualificazione degli assistenti domiciliari e alla regolarizzazione del loro lavoro, grazie anche all’erogazione di un sostegno economico alle famiglie per il pagamento dei contributi previsti a seguito dell’assunzione. Non meno lo è prevedere l’obbligatorietà dei congedi parentali per i padri.
Sul fronte del lavoro giovanile, è stata riscontrata una debolezza nel sistema di orientamento e di incrocio tra domanda e offerta occupazionale e si è chiesto un rafforzamento dell’azione dei Centri per l’impiego.
Dal punto di vista della formazione professionale, è fondamentale che i percorsi proposti ai ragazzi interessati partano contemporaneamente agli altri iter scolastici; ciò deve valere anche per la tempistica dei bandi di ammissione alla formazione professionale rispetto alle iscrizioni scolastiche.
È poi indispensabile prevedere misure di prevenzione della dispersione scolastica con attività di formazione e apprendistato, magari coinvolgendo a più livelli professionisti, artigiani e imprenditori.
Infine, per non aumentare le fila dei giovani a rischio criminalità e Neet, sarebbe interessante coinvolgerli in progetti pluriennali per la valorizzazione dei beni pubblici. Anche il sostegno all’autoimprenditorialità, con ad esempio l’azzeramento dell’Irap per le start-up, potrebbe dare nuova linfa per chi decide di mettersi in proprio.