La I Conferenza regionale sulla famiglia, che si terrà a Bari il 22 e il 23 novembre prossimi, è «un’ottima opportunità per porre al centro dell’attenzione la famiglia. Sostenere politiche di natalità e di sostegno alla genitorialità sono le leve per poter costruire una società più giusta e per dare un futuro alla nostra regione, al nostro Paese e alla nostra Europa. È in famiglia che i figli imparano l’arte di vivere, la bellezza e la fatica dello stare insieme, la gioia del gioco, la voglia di libertà. Mi aspetto che ci siano delle attenzioni concrete di sostegno reale specialmente nell’ambito dell’istruzione e formazione professionale». Parola di don Francesco Preite, direttore della casa Salesiana Redentore di Bari e direttore generale Cnos-fap (Centro nazionale opere salesiane – Formazione e aggiornamento professionale) Puglia.
«Sostenere la genitorialità – prosegue don Francesco – significa anche poter garantire un livello ottimale di istruzione e formazione professionale ai figli. Credo che sia arrivato il momento di adattare il nostro sistema scolastico regionale ai tempi di oggi e quindi dare spazio alla “intelligenza nelle mani”. I ragazzi apprendono più facilmente quando operano praticamente, e questo è ancora di più vero con i giovani neet. Insomma, accanto al sistema scolastico tradizionale bisogna potenziare l’offerta formativa professionale».
I numeri – secondo lui – parlano chiaro. «A fronte di una disoccupazione giovanile (15 -24 anni) continentale che si attesta intorno al 19,3%, in Italia si tocca il 31,7% . (Dati Istat commentati dal Il Sole 24 ore del 7 maggio 2018). Al Sud la disoccupazione giovanile è intorno al 50%, in Puglia è al 52.4% (dati Eurostat commentati da La Repubblica del 28 aprile 2018). C’è anche però una buona notizia: l’abbandono scolastico in Italia si è ridotto nel 2017 al 14% (nel 2008 era al 20%). È evidente che il divario Nord e Sud in Italia sia presente anche in queste statistiche, con proporzioni molto simili a quelle raccontate per la disoccupazione giovanile (la dispersione scolastica al Sud è al 18,5%).
Notiamo una correlazione tra abbandono scolastico, disoccupazione e reddito pro capite. Nel senso che abbandono scolastico sopra la media, disoccupazione giovanile alta e reddito medio pro capite basso sono tre fenomeni che tendono ad accompagnarsi.
La formazione professionale può essere una leva di riscatto per i giovani, perché insiste proprio su questi tre dati negativi cercando di invertire la rotta».
Ma come invertirla, questa rotta? «Bisogna che ognuno si assuma delle responsabilità, ascolti e condivida le proposte. Formare i giovani per il mondo del lavoro è un’esigenza primaria per una Regione come la Puglia, che vuole investire nel presente e dare futuro ai suoi ragazzi. In Italia, in questo decennio, accanto a un’offerta “scolastica” strutturata e consolidata, è cresciuta un’offerta “formativa” che risponde ugualmente alle attese anche occupazionali del giovane. Bisogna sviluppare e mettere a sistema questa offerta formativa anche in Puglia.
Il sogno per la Puglia è che un giovane in obbligo formativo che sceglie di frequentare un Centro di formazione professionale (Cfp) possa conseguire una qualifica professionale dopo un percorso formativo di durata triennale e, se lo desidera, un diploma professionale dopo un ulteriore anno di formazione e un diploma tecnico superiore dopo un ulteriore periodo di specializzazione. In altre parole, chiediamo alla Regione Puglia che la proposta di Istruzione e Formazione professionale (IeFP) possa essere erogata dai Centri di formazione professionale in maniera più stabile e strutturata.
Questa è la premessa per poter fare altre due proposte operative: la prima la rivolgiamo alla Regione Puglia ed è quella di rendere stabile e completa la filiera formativa verticale della IeFP, potenziando il IV anno e l’anno di specializzazione. La seconda è rivolta alle Istituzioni sia regionali che comunali e statali ed è che le Politiche attive del lavoro possano avvalersi non solo dei Centri per i’impiego (Cpi) ma anche dei Centri di formazione professionale (Cfp) per erogare servizi di orientamento e placement. Entrambi, valorizzati in maniera sistemica, possono essere una “rete nazionale” per lo sviluppo della Formazione Professionale e delle Politiche attive del lavoro.
Un’altra questione fondamentale per la crescita del giovane e la formazione professionale è il rapporto con le imprese. L’elevata rapidità dell’evoluzione tecnologica e della conseguente organizzazione aziendale rende strutturale il fabbisogno di competenze difficilmente rintracciabili in esito ai tradizionali percorsi di istruzione. In tal senso, il sistema degli Enti di Formazione Professionale rappresenta per le imprese un partner strategico per lo sviluppo del capitale umano. Ciò vale per le attività di ricerca e selezione di personale qualificato, per la formazione di primo inserimento lavorativo, anche in apprendistato, per la formazione continua del personale dell’impresa. La proposta è mettere a sistema l’alleanza tra enti di formazione e imprese attraverso una “Accademia del lavoro” che renda strutturali i rapporti di collaborazione tra aziende e Cfp, ciascuno in coerenza con le proprie finalità».
Idee chiare e proposte concrete, insomma, che saranno portate sui tavoli della Conferenza. Quali sono le aspettative?
«Il Sud e la Puglia investono molto poco nelle politiche di formazione professionale – conclude don Francesco -, che invece potrebbero essere un ottimo volano per contrastare la dispersione scolastica, creare occupazione, promuovere la cultura del lavoro, far crescere l’economia regionale. Bisogna che la politica investa maggiormente per i giovani e i minori in obbligo formativo, che sono i nuovi poveri della nostra società. Mi auguro che il piano regionale per la famiglia recepisca l’urgenza di mettere al centro la formazione professionale come spazio di ascolto concreto al grido di maggiore dignità e lavoro che i giovani chiedono. Solo un ascolto attento e partecipato dei giovani e delle realtà che lavorano con e per i giovani può portare ad una speranza concreta. La prassi di fare politiche non solo “per”, ma “con” i giovani permette di costruire insieme il presente e il futuro della regione. Essi sono portatori di novità che, se orientate, accompagnate e sostenute, possono promuovere una qualità migliore della vita non solo personale ma anche comunitaria, accrescendo il benessere sociale ed economico».