«L’educazione sessuale nelle scuole bisogna insegnarla. Il sesso è un dono di Dio. Non è un mostro. È il dono di Dio per amare. Che alcuni lo usino per fare soldi o sfruttare gli altri è un altro problema. Però bisogna dare un’educazione sessuale oggettiva, come è. Senza colonizzazione ideologica. Con l’eduzione sessuale piena di colonizzazione ideologica si distrugge la persona. Però il sesso come dono di Dio deve essere educato, estrarre il meglio della persona e accompagnarla nel cammino. L’ideale è che si cominci in casa. Ma non sempre è possibile perché ci sono tante situazioni diverse nelle famiglie. Dunque la scuola supplisce, ma non succeda che il vuoto sia riempito con qualche ideologia». Lo ha detto recentemente papa Francesco.
Le parole del Santo Padre confermano innanzitutto il primato educativo dei genitori, sottolineando l’importanza di un’alleanza educativa fra scuola e famiglia, resa ancor più urgente da una tendenza alla delega del compito educativo vissuta da parte dell’attuale generazione adulta. Al tempo stesso, indicano la centralità della prospettiva educativa. Subito, infatti, il Pontefice dichiara il significato della sessualità, la dimensione della persona umana forse più umiliata, più banalizzata , più ideologizzata nell’attuale contesto culturale; così facendo indica la prospettiva di lavoro quando si vuole accompagnare gli adolescenti alla scoperta dell’affettività e della sessualità: quella educativa.
Dice il Papa: «La sessualità è il dono di Dio per amare».Si può non essere d’accordo con questa affermazione, ma non sulla prospettiva educativa che essa propone,che dev’essere il cuore dell’azione di genitori e docenti. Tutto questo è lontanissimo dal più comune – e più semplice – informare i ragazzi su anatomia, fisiologia e contraccezione, contenuti con cui i più fanno coincidere l’educazione sessuale. In realtà, come il Pontefice indirettamente suggerisce, il ragazzo non è tanto interessato all’informazione sessuale, quanto all’essere educato all’incontro con la sessualità. La letteratura scientifica ha dimostrato che laddove prevalga tale modello informativo, paradossalmente sono più numerosi gravidanze e aborti volontari tra le minorenni e diffusione delle malattie a trasmissione sessuale. Ciò accade in Paesi quali il Regno Unito dove, malgrado i notevoli investimenti del Governo in programmi d’informazione sessuale fin dalla scuola primaria, si registra il tasso di gravidanze e aborti fra minorenni più alto d’Europa; così come in Svezia o in Francia. L’ Italia, invece, malgrado si lamenti una relativamente scarsa numerosità delle proposte di educazione sessuale presenti nelle scuole, è la nazione europea in cui, dopo la Svizzera, si registrano meno aborti nelle adolescenti (fonte: Ministero della Salute). Sono dati che devono far riflettere e aiutarci a superare luoghi comuni tanto infondati quanto dannosi.
C’è bisogno di altro, di più. I ragazzi hanno bisogno di scoprire il significato di amore e sessualità per la loro vita, di essere accompagnati a conoscerne la bellezza e a crescere responsabilmente.
Ma è altrettanto necessario garantire, dice ancora il Pontefice, «un’educazione sessuale oggettiva, come è. Senza colonizzazione ideologica. Con l’eduzione sessuale piena di colonizzazione ideologica si distrugge la persona». Cosa intende papa Francesco per “colonizzazione ideologica”? Lo ha esplicitato più volte in alcuni suoi interventi, riferendosi alla cosiddetta ideologia del gender, di cui la maggior parte delle persone ignora o nega l’esistenza, ma i cui effetti sono già presenti e pervasivi anche in Italia. Secondo l’ideologia gender non esisterebbe una base biologica della differenza sessuale e l’identità di genere di un soggetto sarebbe il frutto di condizionamenti socio-culturali e del “sentire” proprio di ciascuno, peraltro suscettibile di variazioni nel tempo. È un pensiero rifiutato in modo deciso e pressoché unanime dalle scienze naturali, oltre che in netto contrasto con quanto vissuto a livello sensoriale dalla stragrande maggioranza dei cittadini comuni.
È opportuno ricordare che il Parlamento nazionale (a seguito della ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, che nell’articolo 14 assegna alla scuola un ruolo fondamentale), approvando l’ultima Legge di riforma della Scuola (n.107/2015), ha inserito nel curricolo scolastico l’obiettivo formativo della “educazione alla parità tra i sessi” come prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni; e che le Linee Guida nazionali della legge 107,assunte dal Miur e intitolate “Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione”,dichiarano esplicitamente che ogni riferimento all’ideologia gender deve essere escluso dalla scuola e dal suo lavoro educativo.
Un’indicazione chiarissima, contraddetta invece da alcune azioni della Regione Puglia e del Comune di Bari; la Regione, spingendo per l’approvazione definitiva del cosiddetto ddl antiomofobia, prevede infatti l’introduzione nelle scuole (articolo 3) di percorsi formativi destinati ad alunni, docenti e genitori in materia di contrasto agli stereotipi di genere e al bullismo omofobico, la cui regia è affidata (dall’articolo 7 dello stesso ddl) a un “Tavolo tecnico” composto in prevalenza da esponenti di associazioni Lgbt, senza prevedere la partecipazione di rappresentanti di associazioni di docenti o di genitori; anche questo è in netta contraddizione con il disposto dalla circolare del Miur del 20.11.2018 che auspica unapiù stretta, concreta e proficua alleanza educativa fra scuola e famiglia.
Un altro esempio viene invece dal Comune di Bari, che ha provveduto a stampare un opuscolo dal titolo “Che cos’è l’amor”, destinato ai ragazzi delle scuole cittadine. I testi dell’opuscolo, peraltro reperibili sul web, sono, a nostro avviso, assolutamente inadeguati alla funzione educativa che si vorrebbe avessero, proponendo informazioni, descrizioni e comportamenti decisamente fuorvianti anche per ragazzi che manifestino orientamenti omosessuali e che avrebbero bisogno di ben altre forme di accoglienza, rispetto e accompagnamento. Occorre ben altro per educare i ragazzi su un tema così fondamentale. Occorre evitare qualsiasi forma di superficialità e di deriva ideologica.
Proprio su questo punta da sempre il Forum regionale delle Associazioni Familiari, che lavora per raggiungere obiettivi concreti quali la valorizzazione del protagonismo educativo dei genitori, superando qualsiasi tendenza alla delega; la costruzione sul territorio di alleanze educative fra scuola e famiglia; la formazione permanente al compito educativo, guidata da chiari criteri scientifici e condivisa da famiglie e docenti nella prospettiva della care per la maturazione umana e professionale delle nuove generazioni.
Un’idea a cui la Regione Puglia ha dato credito, approvando e finanziando il progetto di sostegno alla genitorialità, in partenza a breve e della durata di 18 mesi, dal titolo “Generare figli, educare persone, costruire futuro”.